A due anni dalla prima intuizione arrivano le prime conferme dall’università dell’Oregon. Il CBD, secondo uno studio in preprint, è in grado di bloccare l’odiato virus. Anche il CBG.
Il Conte ha cercato se magari anche il THC fosse altrettanto efficace ma purtroppo la ricerca non lo menziona nemmeno in piccolo. Ciò detto, sia chiaro: quest’anno non è un pesce d’aprile, che di questi tempi c’è poca voglia di scherzi. In verità Il Conte l’aveva proprio pensata così, ma poi è saltata fuori questa ricerca. Quando la realtà supera la fantasia.
Maggio 2020, la prima intuizione
Un passo indietro, prima. Nel Maggio del 2020, gli scienziati dell’Università di Lethbridge, UK affermavano di aver scoperto che alcune genetiche particolarmente forti di cannabis potevano aiutare a prevenire e curare il COVID-19. Queste varietà, non menzionate nell’articolo, sembravano avere effetti positivi sui recettori ACE2, che sono la porta d’entrata del virus nell’organismo.
Il Conte, per due anni, ha confidato nelle sue preferite: Jack47, Jacky White, Amnesia Haze, Moby Dick e Cannalope Haze (queste ultime due, ahimè, sono in via di estinzione). Con discreto successo, non avendo mai avuto alcun problema di salute.
“Discreto” successo perchè – funzionando così bene – Il Conte ci ha preso gusto e ha esaurito tutte le verdi scorte. Si è trovato, suo malgrado, a fare una pausa forzata. Utile per abbassare la sua tolleranza che aveva raggiunto livelli degni di Shiva nei suoi giorni migliori sulla terra.
Olga Kovalchuk, una delle ricercatrici del team inglese, aveva dichiarato nel 2020 al Mirror:
All’inizio siamo rimasti completamente sbalorditi
Secondo i ricercatori, la cannabis sembrava poter ridurre i punti di ingresso del virus nell’organismo fino al 70%.
non ci sono molti farmaci che hanno il potenziale di ridurre le infezioni dal 70 all’80 percento
hanno dichiarato a suo tempo persone del team. La conclusione?
servono ulteriori ricerche
Sono passati due anni, e qualcuno le ricerche le ha portate avanti. Ora i risultati sono disponibili.
Gennaio 2022, la conferma dei dati
Uno studio in preprint (quindi non ancora sottoposto a revisione dei pari, tuttavia pubblicato con ampio dettaglio di dati) ora dimostra che effettivamente il CBD ha la capacità di contrastare il virus e le sue varianti.
Lo studio è stato pubblicato il 10 Gennaio su ACS (qui la ricerca completa, in inglese, così la capite che non è un pesce d’aprile) ed è firmato dai seguenti ricercatori dell’università dell’Oregon: Richard B. van Breemen, Ruth N. Muchiri, Timothy A. Bates, Jules B. Weinstein, Hans C. Leier, Scotland Farley, and Fikadu G. Tafesse.
“CBD e CBG si legano alla spike protein”, il riassunto
[…] Agenti terapeutici sono necessari per trattare o prevenire le infezioni da sindrome respiratoria acuta grave coronavirus-2 (SARS-CoV-2) e le sue varianti, che causano il COVID-19.
E’ stata usata la spettrometria di massa per la scoperta degli elementi botanici che si legano alla spike protein del SARS-CoV-2. Gli acidi cannabinoidi della cannabis sativa sono risultati (…) leganti, con affinità (…) per la proteina spike. Nella misurazione della neutralizzazione del virus (…) CBD e CBG sono stati ugualmente efficaci nel prevenire l’infezione nelle cellule epiteliali umani quando esposte ad uno pseudovirus in grado di esprimere la spike protein e ne hanno bloccato l’ingresso dello pseudovirus nelle cellule.
(….) Biodisponibili per via orale e con una lunga storia di uso sicuro negli esseri umani, questi cannabinoidi, isolati o in estratti di canapa, hanno il potenziale per prevenire e curare l’infezione da SARS-CoV-2.
In parole semplici, CBD e CBG bloccano la porta d’ingresso al virus
La ricerca è quindi confermata. Se nel 2020 i ricercatori inglesi ipotizzavano che la cannabis potesse bloccare in qualche modo la porta d’ingresso del virus nel corpo umano, ora abbiamo i dati.
Nel 2022, il nuovo studio dimostra che CBD e CBG effettivamente si legano alla spike protein e bloccano l’accesso al recettore ACE2, che è proprio la porta d’ingresso del virus.
Il Conte si mette comodo, degustando una piacevolissima Cartina d’Oro (in mancanza di altre varietà legali in california) e si legge l’intera ricerca, sussurrando tra sé e sé: “meno Pfizer, più Jack Herer”.
E no, non è un pesce d’aprile.
Doveva esserlo, ma la realtà ha superato la fantasia de Il Conte.
Fly High!
Il Conte