Gessica Berti, la titolare del canapa shop di Budrio che ha querelato Salvini, racconta i retroscena in questa intervista. Ecco le cose da sapere e come unirsi alla protesta entro il 15 luglio
Gessica è un bel tipo – solida nell’animo e con il piglio del combattente. Nell’ultima settimana ha scelto, con una buona dose di coraggio, di far valere i suoi diritti e lanciare il guanto di sfida a Salvini. Ha due lauree, merce rara nel settore canapa, e lunga esperienza all’estero, in particolare negli USA. E’ tornata in Italia, come altri, per lavorare con la canapa light. Ha aperto il suo shop, Weedoteca, in provincia di Bologna.
La scorsa settimana, Gessica ha sporto querela contro il Ministro degli Interni Matteo Salvini. La notizia ha fatto il giro del web in un lampo, qui un video su Fanpage. La stampa tradizionale si è dedicata, nella maggior parte dei casi, a lanciare la notizia senza approfondire (sarà per questo che la carta stampata perde copie al ritmo del 10% anno su anno?).
Il Conte ha raggiunto Gessica per fare chiarezza.
Questa è la sua storia.
Ciao Gessica, piacere di sentirti e grazie per la tua disponibilità. Puoi raccontare ai lettori di Erbadelconte come è nata la querela?
Sono stanca di essere offesa, diffamata, sono stanca di non poter lavorare. Io, i miei colleghi del settore, e anche i clienti – siamo stanchi di questo stillicidio e soprattutto siamo stanchi di essere trattati per quelli che non siamo. I canapa shop sono stati aperti con sacrifici, prestiti e rinunce.
Ora siamo ripagati con una parola: siamo tacciati di essere spacciatori. E non solo: è stata attaccata frontalmente una pianta che vive e cresce con l’uomo dall’alba della civiltà.
La mia iniziativa non è un atto di coraggio – è solo l’esercizio di un diritto fondamentale: non si può diffamare qualcosa o qualcuno senza pagarne le conseguenze.
Hai detto che Salvini ti ha trattata come uno spacciatore. Cosa te lo fa pensare?
Parole sue. L’otto maggio, al termine di una riunione con i rappresentanti delle comunità di recupero di tossicodipendenti, ha dichiarato che “I canapa shop sono un incentivo all’uso e allo spaccio di stupefacenti”.
Qui il video della dichiarazione di Salvini su Youtube.
Ho aperto una attività, ho fatto (e pagato) tutto ciò che serve: SCIA, permesso ASL, apertura codici ateco. Ho un misuratore fiscale, emetto scontrini, pago le tasse, compro merce con fattura, e tutta con livello di thc inferiore a 0.5%, che per giurisprudenza è sotto la famosa soglia drogante. Per autoregolamentazione non vendiamo a minori, che invece vengono da noi a chiedere informazioni sulla cannabis, in mancanza di informazioni corrette da parte della scuola e dei media.
E’ un comportamento da spacciatore questo?
No che non lo è.
Anzi, la diffusione della canapa light nei negozi ha ridotto lo spaccio – dati alla mano – del 14%.
Secondo te da cosa deriva questa convinzione del ministro?
Secondo me neanche lui è perfettamente informato sulla questione. Sembra essere stata più una mossa politica. Tanto più che la decisione è arrivata poco dopo la riunione con i rappresentanti delle comunità di recupero dei tossicodipendenti; forse sarebbe stato utile sentire anche le altre parti per avere una visione bilanciata e degna di un rappresentante della Repubblica.
Questa convinzione sta frenando questo mercato, e non c’è ragione logica per frenare un mercato da 180 milioni di euro l’anno tra settore e indotto.
Inoltre, è l’OMS che propone di togliere la cannabis dalle tabelle degli stupefacenti e inserirlo come medicinale. Ogni giorno ci sono nuovi studi che dimostrano che il CBD fa bene, al di là delle convinzioni personali contano i fatti, e i fatti sono questi.
Sei andata in una caserma dei Carabinieri per la tua querela. Come ti hanno accolta quando sei andata a sporgere querela contro il Ministro?
Benissimo (sorride). Fortunatamente in caserma ho trovato persone e professionisti competenti e dotati di buonsenso. Sono venuti in negozio più di una volta, anche solo per un saluto, sono venuti per un controllo ci hanno fatto i complimenti per l’etichettatura, per i cartelli, e soprattutto per la tipologia di negozio: “è un ambiente molto sano”, parole loro.
Cosa consigli di fare in caso di controllo delle forze dell’ordine?
Massima gentilezza e disponibilità. Bisogna capire che le forze di polizia eseguono gli ordini che ricevono, e non tutti sono contenti di eseguire questi ordini. Molti sposano la causa della legalizzazione, perchè in questo modo avrebbero più tempo e energia per dedicarsi meglio al loro lavoro. Noi vogliamo collaborare con loro. Altri colleghi si stanno interfacciando con preture e questure per tutelarci.
Il tema chiave è questo: siamo imprenditori, non criminali.
Perchè girano due versioni della querela con nomi leggermente diversi? Qualcuno si è spinto a dire che è un fake.
C’è stato un piccolo errore di trascrizione (sorride), comunque tutto risolto. Spiace vedere che in molti hanno ritenuto che tutta l’operazione fosse fake, dopotutto la situazione è caotica ed è giusto verificare prima di appoggiare, o non appoggiare, le iniziative.
Cos’è cambiato per te da quando hai sporto querela?
In realtà nulla: non era una azione volta a attirare l’attenzione su di me. Serve a attirare l’attenzione sull’intero settore. Si, sono stata la prima a sporgere querela, altri colleghi avevano la mia stessa visione ma tentennavano, incerti come è normale che sia in questa situazione di incertezza generalizzata. Bloccati dalla paura di ripercussioni. Io non vendo niente di illegale: se querelo o meno non ho niente da perdere.

Ci sono molte iniziative oggi per tutelare il settore.
Il Conte ritiene che, anche se le iniziative siano generalmente da sostenere, ogni iniziativa deve avere un obiettivo specifico, correttamente formato, e il successo di ogni iniziativa è determinato da quanto contribuisce al raggiungimento dell’obiettivo stesso. Parliamo delle recenti attività su twitter: si, il popolo della canapa è riuscito a far entrare gli hashtag della canapa light tra i trend nazionali, e questo è stato un grandioso successo del popolo della canapa unito, ma poi? L’operazione è stata funzionale al raggiungimento dell’obiettivo si o no? E soprattutto: di quale obiettivo?
Per questo ti chiedo: qual è l’obiettivo della tua iniziativa?
Voglio portare la canapa dall’essere un privilegio di pochi a essere un bene di tutti. Questo è il mio obiettivo di lungo periodo. Non voglio necessariamente vedere il ministro alla sbarra. Lo scopo è alzare l’attenzione dei media e farli riflettere; perchè proprio gli stessi media hanno acceso la paura e spento la parte informativa.
Vogliamo farci notare dai media e dare due messaggi:
- Se il Ministro riteneva che la strategia divide et impera fosse funzionale al raggiungimento dello scopo di distruggerci, si è sbagliato: la direttiva del ministro, seguita dalla sentenza della Cassazione, è invece riuscita a unirci
- Alzare l’attenzione dei media: abbiamo bisogno che la verità sia enunciata con chiarezza e fare informazione autentica e seria.
Dobbiamo fare leva sull’attenzione, sulla resistenza. Facciamo parlare di questa pianta. E’ vero che bisogna regolamentare, avere buoni rapporti con la magistratura, con le forze dell’ordine e con tutti i pezzi dello stato, è vero che serve anche legalizzazione di tutta la cannabis, ma tutto questo non avverrà in pochi giorni – da qui ad allora come facciamo a sopravvivere?
Le vendite sono crollate, gli affitti vanno pagati e se non incassiamo saremo costretti a chiudere, la situazione è di emergenza assoluta.
Volevo creare qualcosa che sostenesse i nostri colleghi. Mi sento di aver fatto qualcosa per il paese e restituito almeno un briciolo di speranza.
Cosa ti fa essere così speranzosa?
La controprova è che persone di dichiarata fede leghista ci hanno dato ragione. Molte delle persone che votano lega capiscono che il proibizionismo è fallito, l’economia trae vantaggio dal cannabusiness, e un settore controllato e regolamentato è funzionale per combattere le mafie.
Sappiamo che la tua protesta non è caduta lettera morta. Altri colleghi rivenditori in tutta italia hanno seguito il tuo esempio. A che punto sei?
Si, molti hanno seguito il mio esempio: 15 altre querele sono partite nel giro di soli 4 giorni da parte di altri canapa shop. Altre 30 aziende sono già in movimento per fare lo stesso. Anche alcuni clienti si sono uniti e mi stanno contattando da tutta italia.
Chi decide di querelare il ministro degli interni rischia qualcosa? Spese processuali, avvocati, …?
Qualsiasi azione porta con sé una minuscola quantità di rischio, anche bere un bicchier d’acqua; in questo caso sono seguita da un legale, l’Avvocato Simonetti, che non avrà difficoltà a dare assistenza legale a chi si unirà alla mia querela. Anche perchè le singole querele potranno evolvere in una causa unica. E comunque, anche se l’articolo 427 del codice penale prevede che il giudice può condannare il querelante al pagamento delle spese processuali nel caso in cui il querelato sia prosciolto per non aver commesso il fatto, l’articolo 427 è stato dichiarato incostituzionale dalla Corte Costituzionale, e di conseguenza il giudice non può chiedere il pagamento delle spese processuali.
La sentenza della Corte Costituzionale è la n. 423 del 18/11/1993 – 3/12/1993, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 9/12/1993, n.50 prima serie speciale.
Nota de Il Conte: alcuni lettori smarriti si staranno chiedendo la differenza tra la corte di cassazione, la corte costituzionale e la corte della signora maria. Mentre l’ultima è una cascina, le prime due sono organi dello stato.
La Corte di Cassazione ha l’ultima parola sulle sentenze dei processi. In caso di processo, è possibile ricorrere in appello, dove sarà celebrato un secondo processo che confermerà o meno la prima sentenza. E’ anche possibile ricorrere dal secondo processo alla Corte di Cassazione, che metterà la parola fine a tutta la vicenda.
La Corte di Cassazione a Sezioni Unite entra nel merito quando la stessa Corte ha emesso sentenze discordanti, come sul tema canapa light.
La Corte Costituzionale invece ha la responsabilità di sancire se una legge rispetta la Costituzione. La Costituzione è l’atto fondante della Repubblica Italiana, e dal momento che nessuna legge può essere contraria alla Costituzione, la norma incostituzionale non può essere più applicata.
Bene, ora che sappiamo che non ci sono particolari rischi, Il Conte ritiene che sia responsabilità di ogni canapa shop aderire alla tua proposta. Come si fa?
E’ facile, basta andare in una caserma dei carabinieri e sporgere querela contro il Ministro Salvini. Questo documento contiene tutte le informazioni necessarie per sporgere querela.
Una volta fatta la querela, bisogna darmene comunicazione per tenere traccia di tutte le querele e dare tutela a chi ha querelato.
Stai creando un movimento. Di cosa hai bisogno per andare ancora più lontano?
Si, sto sviluppando un network nazionale. Abbiamo già coordinatori regionali: Sardegna, Abruzzo, Campania sono già operative, servono volontari che mi aiutino a reggere le fila di questa iniziativa dirompente, che serve a alzare l’attenzione dei media e proteggere il settore.
Quali sono i prossimi sviluppi e come si può aderire?
L’obiettivo è arrivare a 100 querele entro il 15 Luglio. E’ la data ultima per la raccolta dei dati di tutte le querele. Poi ci rimettiamo ai tempi delle varie procure, che notoriamente non sono brevissimi. Nel frattempo parlerò all’incontro aperto al pubblico che si terrà a Budrio (BO) presso il Torrione di Sud-Est il 10 luglio durante la festa locale.
Stiamo anche realizzando il video che raccoglie le interviste ai collezionisti. Facciamo tre domande: chi sei, cosa fai in un cannabis shop, cosa vorresti dire ai proibizionisti? Il video farà parlare molto di sè.
E questo lo crediamo anche noi, Gessica. Il coinvolgimento dei collezionisti è fondamentale, se converge su una proposta pratica e con un obiettivo preciso e correttamente formato come il tuo: che dice esattamente quanto e entro quando.
Come aderire all’iniziativa e querelare il Ministro Salvini entro il 15 luglio:
Una volta sporta querela, invia per email la foto o una copia in digitale al coordinamento: querelacanapa@gmail.com
Fly High!
Il Conte