L’hashish legale bisogna saperlo fare. A volte (poche) viene squisito. A volte viene bellissimo a vedersi e tremendo al gusto. A volte viene bruttino e buonino. Questo Innominato Primo non è bello, non è buono, e – manco fosse di pietra – ha sfidato seriamente i mezzi de Il Conte.
Il Conte è un amante dell’hashish. Ama le sue forme differenti, a volte spigolose, a volte arrotondate, ama le sue variegate sfumature aromatiche e le sue consistenze diverse. Piccoli dettagli che cambiano in base al paese di produzione, metodo di lavorazione, e sopratutto in base alla tradizione che viene tramandata di generazione in generazione.
Il Conte ama anche gli inconvenienti piacevoli legati all’hashish. La sensazione delle dita impastate, le leggere ustioni ai polpastrelli causate dall’accendino, le tute bucate dalle “palline incendiarie”.
Purtroppo..non è questo il caso. Niente di tutto questo. La gioia svanisce e le aspettative crollano al primo stormir di fronde.
La confezione
Si presenta in classica bustina di plastica con zip ermetica di buona qualità.
Per evitare il nome del peccatore, Il Conte è costretto a sorvolare sui dettagli della confezione. Con dispiacere, perchè comunque il packaging è realizzato con cura, sobrietà, eleganza e stile. E questa è la parte migliore di tutto il prodotto. Per aspetto.
Esame visivo
Il blocco tutto sommato non ha brutti colori, sembra il classico hashish di dubbia qualità che Abdul manovra spesso. Il colore esterno è marroncino corteccia, l’interno vira sul verde militare. Al tatto risulta duro e secco, non è malleabile. In controluce in alcuni tratti luccica, in altri è lievemente più opaco. I polpastrelli restano polverosi dopo l’ispezione. Il Conte nota che, scaldandolo, il blocco non si scurisce, non produce draghi bianchi dalle notevoli forme, non reagisce, è un monolite rigido e sostanzialmente inerte, degno di Kubrick.

Esame olfattivo
A freddo, l’Innominato Primo non offre una varietà di aromi. Rilascia timide note di incenso accompagnate da un sospetto sentore acre, nulla di più. Scaldato, le sfumature di aromi si fanno più intense e profonde, l’incenso è definito ed è accompagnato da un ulteriore tono acidulo, alquanto minaccioso.
La degustazione
Il Conte, munito di kit clipper, si prepara controvoglia alla inevitabile degustazione, partendo dalla creazione dello scettro. La consistenza è così dura che l’Innominato non sfigurerebbe nella parte alta della scala di Mohs . I metodi tradizionali di preparazione sono inutili. Il Conte tenta strumenti via via più aggressivi per ottenere il risultato.
Ecco le prove:
- Accendino classico: il blocco non si sgretola, non si rompe e nemmeno si scurisce. Fail.
- Accendino jet (tipo fiamma ossidrica, per capirci): si scalda e si polverizza, non crea “palline” adatte alla degustazione. Fail.
- Accendino + coltello: finalmente si vedono le prime scaglie e una quantità di polvere spaventosa. Fail.
- Fornace + batticarne: dopo averlo portato a una temperatura prossima alla fusione del tungsteno, Il Conte opta per il metodo estremo e definitivamente risolutivo, non senza alcuni dubbi sulla tenuta della piastrella sottostante: il batticarne. E’ un win. Anche perchè lo step successivo sarebbe stato procurarsi una pressa idraulica.
Dopo alcuni feroci colpi di batticarne, peraltro liberatori, lo scettro è pronto e l’inevitabile degustazione non può essere rimandata oltre.
All’accensione il sentore di incenso c’è, leggero e poco percettibile. Leggere note terrose emergono in superficie posandosi sul palato. Il sentore acre e acidulo si manifesta nei draghi bianchi. La combustione è poco omogenea, la cenere è molto scura. A metà scettro il bouquet di aromi svanisce e lascia spazio a un retrogusto amarognolo privo di tono. Verso la fine della degustazione e qualche grattino, il tabacco trinciato fa padrone, sopprimendo tutti i gusti. Il che – a questo punto – non è necessariamente un male.
C’è piena persistenza gusto-olfattiva. Che di solito è un bene.
Intensità
La percentuale non è dichiarata, fa il suo sporco lavoro, ma forse era meglio di no. Il Conte, insieme al relax, ottiene 20 minuti di emicrania e a gran voce chiede aspirina alla servitù.
LA SCHEDA – PUNTEGGIO MASSIMO 5/5
Confezione: 3.7/5 – classica bustina in plastica con zip ermetica
Packaging: 4.2/5 – a poterlo mostrare, sarebbe elegante e raffinato
Aspetto: 2.0/5 – colori spenti. Ricorda per consistenza il granito rosso del monte Oreb (che, per chi non lo sapesse, è il marmo usato per le lastre di copertura della Grande Piramide di Giza millesima anni fa. Una parte è ancora in loco)
Aroma: 2.2/5 – aromi praticamente assenti sia a freddo che a caldo
Gusto: 2.0/5 – non ci siamo
Intensità: 2.3/5 – leggero relax con emicrania
Durata: 2.3/5 – grazie a Dio, rapida discesa
Giudizio complessivo: 2.0/5
Giudizio de Il Conte: Alla plebe!
Dove acquistare
L’Innominato Primo è bene non trovarlo, anche se si trova ancora – prima che sparisca del tutto – un po’ qua e un po’ là. Il Conte auspica che nessun lettore vi si imbatta mai. Geometri, architetti e muratori possono invece procurarsi una alternativa altrettanto resistente (e meno costosa) presso qualsiasi rivenditore di laterizi.
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Il Conte
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